Beni Culturali e Ambientali

Abbazia di S. Liberatore a Majella

By 30 Novembre 2023No Comments

L’Abbazia di S. Liberatore a Majella, nei pressi del fiume Alento, si pone fra i più significativi esempi di architettura romanica abruzzese nonché fra le più antiche chiese medievali dell’ordine benedettino cassinese. La fondazione del monastero benedettino è avvolta nella leggenda. Quella più antica, vuole che due patrizi romani donarono allo stesso San Benedetto i beni per la costruzione dell’insediamento, mentre un’altra di età carolingia, lo collega alla vittoria di Carlo Magno sulle forze longobarde nel 781. Proprio sul campo di battaglia sarebbe sorta la costruzione voluta da Carlo in persona. Sicuramente una comunità di monaci esisteva già in questo luogo intorno all’884, quando fu compilato il Memoratorium dell’abate Bertario sui possessi di Montecassino nell’Abruzzo teatino. Dopo il terremoto del 990, che buttò il monastero quasi a terra, grazie all’azione dell’abate Teobaldo, nominato nel 1007, si iniziò una fase di ricostruzione e ingrandimento delle strutture e della chiesa che venne abbellita di altari e pitture. 

All’inizio dell’Ottocento il complesso appare abbandonato e per un suo completo recupero bisognerà attendere il 1958-59 e gli anni successivi nei quali la chiesa è stata investita da pesanti e discutibili interventi con l’obiettivo di riportarne alla luce il primigenio aspetto. L’esterno della chiesa, quasi unica superstite con il campanile del monastero, si caratterizza dalla facciata a capanna in cui si aprono i tre portali risalenti all’opera dell’abate Desiderio (XI secolo) e all’epoca angioina. Il retro è movimentato da tre absidi. L’interno a tre navate ospita tra l’altro il bell’ambone ricostruito con bassorilievi del XII secolo. Al presbiterio si accede attraverso tre archi di trionfo che poggiano su piloni a croce. Il soffitto è a capriate lignee. Nella navata sinistra si scorgono due porte decorate, accessi originari al chiostro e alla residenza del monastero; sull’architrave della seconda porta si nota il motivo a fiori tipico del romanico abruzzese. Il pavimento della navata centrale presenta una rara composizione geometrica policroma databile al 1200. Gli affreschi che ornavano il catino dell’abside, un tempo uniti, oggi sono ammirabili separatamente: il primo, posizionato su pannelli, è del XVI secolo e raffigura il monaco Teobaldo, fondatore dell’abbazia; il secondo, del XII secolo, nella sua posizione originaria presenta tracce di figure di santi.