L’abbazia cistercense di Santa Maria Arabona venne con tutta probabilità fondata per una donazione nel 1197,
Fu costruita nel 1208 dai monaci cistercensi sul luogo dove esisteva un tempio pagano della “Dea Orbona” o sull’ara “Deae Bonae”. Alla fine del Cinquecento si stanziano i francescani che rimarranno fino alla fine del Settecento. Successivamente passerà alla famiglia Zambra di Chieti fino al 1968 e poi alla diocesi teatina.
Gli elementi architettonici permettono di suddividere la fabbrica in una fase diretta da maestranze francesi e un’altra da locali. L’interno a tre navate è caratterizzato da pilastri, arcate e volte ogivali. L’abside conserva begli affreschi sulla parete fondale: S. Elisabetta, il Crocifisso, la Vergine col Bambino che ha in braccio un cagnolino, opera di Antonio de Adria (di Atri) importante pittore abruzzese della seconda metà del Trecento e primi del Quattrocento, del 1373. La calda luce che penetra grazie alla riapertura del grande rosone e delle monofore del presbiterio, illuminano le due opere scultoree duecentesche: il tabernacolo in pietra e rilievi floreali sorretto da due colonne e l’alto cero pasquale (sei metri) con motivi vegetali e animali, e colonne tortili.
Il complesso abbaziale di Santa Maria Arabona, nonostante sia solo parzialmente compiuto e abbia subito diverse trasformazioni, rimane la testimonianza più preziosa di architettura cistercense in Abruzzo e restituisce il suggestivo rigore della spazialità gotica.