Beni Culturali e Ambientali

Capitignano

By 30 Novembre 2023No Comments

Boschi, lago, montagne. Ce n’è per tutti i gusti nel territorio di Capitignano, in provincia dell’Aquila, dove potete trascorrere una vacanza veramente “verde”. 
Natura, infatti, è la parola chiave per entrare in contatto in questa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: quella che trabocca in forma di lussureggianti boschi, che di colpo si colorano dell’azzurro del lago artificiale di Campotosto, il bacino più grande della regione, su cui Capitignano si spinge.

Il borgo, situato nell’Alta Valle dell’Aterno, non è soltanto il fulcro di un crocevia di storia, testimonianze archeologiche e tradizioni, ma anche il confine geologico delle due diverse catene montuose che sono il cuore pulsante del Parco: il Gran Sasso con i suoi pinnacoli di calcare e dolomia, e i Monti della Laga, regno dell’arenaria e dell’acqua. 

Già feudo della famiglia Ricci, Capitignano fu inglobato nel contado di Montereale fin dalla prima metà del Quattrocento, una datazione questa che permette di risalire a Umberto Ricci, comandante Equestre di Alfonso I d’Aragona, come possibile costruttore di palazzo Ricci a Monopolino. 
Nel XVI secolo il feudo fu conquistato dai Medici, in seguito entrò prima a far parte dei possedimenti dei Farnese e in seguito passò ai Borboni, conquistando l’autonomia municipale nel 1816.

In attesa di poter tornare a gustare il suo patrimonio religioso e civile, danneggiato a causa del terremoto del 2009, con le chiese di San Flaviano, San Domenico, il Santuario della Madonna degli Angeli Palazzo Ricci, a Monopolino, mettete il cuore in modalità “natura ed escursioni” e scegliete una o più mete per il trekking a cavallo, a piedi o in mountain bike, che corrono tra valli e rilievi.
Tra questi, provate a raggiungere le sponde del lago sul percorso che attraversa i distretti del Parco, “Strada Maestra” e “Alta Valle Aterno”.

Per pranzo, assaggiate i ceci (dialettalmente “li cici”) di Capitignano, una varietà rara, che viene consumata in zuppa e in insalata. In passato, il legume era impiegato anche per la produzione di farine per purè e crocchette.
Trovate anche un altro saggio “vecchio” locale, la pastinaca sativa L. (dialettalmente “bastinaca” o “bastonaca”), un ortaggio di cui si consuma la radice cotta, molto simile alla carota; l’antica varietà si è conservata a Capitignano perché tradizionalmente considerata una delle sette pietanze fondamentali del cenone della vigilia di Natale. 

La tradizione culinaria è ricchissima anche di paste fatte in casa, di piatti a base di carne come gli arrosticini, di formaggi, salumi, insaccati, dolci rigorosamente fatti in casa, e degli immancabili amari e liquori di montagna.
Non perdetene neanche un goccio.