Chi si reca alle terme di solito dice: “Vado a passare le acque”.
A Carapelle Calvisio, in provincia dell’Aquila, sarebbe più corretto dire: “Vado a passare l’aria”, uno dei beni più preziosi della comunità, inserita nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Aria quasi liquida, trasparente, limpida, a quota 900 metri circa d’altitudine, che abbevera i polmoni e che promette un soggiorno di benessere psico-fisico, con i suoi boschi di pini e di querce, che colorano di verde scuro le propaggini meridionali del Gran Sasso d’Italia e, a ottobre, con le fantascientifiche sfumature dello zafferano, estese nell’Altopiano di Navelli, a circa dieci chilometri dal borgo.
Quasi un pianeta a parte di bellezza e di natura, che potete “penetrare” e fare vostro con una serie di passeggiate ed escursioni, come quella di circa un’ora, che vi conduce al Santuario di San Pancrazio, regalandovi un meraviglioso panorama dell’Abruzzo montano, il suo cuore più segreto.
Partite dal paese uscendo dalle mura medievali e cominciate a salire mentre alle vostre spalle si schiudono i borghi di Castelvecchio Calvisio, Santo Stefano di Sessanio e Rocca Calascio.
Continuate la passeggiata su una sassosa strada sterrata, che si apre verso l’Altopiano di Navelli, la Maiella e le rocce e i canaloni del Sirente, quindi tra ginepri e querce, arrivate al vostro “tesoro”, affiancato dai ruderi di un edificio medievale e affacciato su un vastissimo panorama, che illumina la vallata di Ofena e di Capestrano.
Il piccolo monumento religioso è aperto in occasione di alcuni eventi nel corso dell’anno.
Al ritorno, concedetevi una visita al borgo, le cui origini risalgono probabilmente ad epoca romana. Fonti storiche riferiscono che non lontano dall’abitato, in località San Martino, vi fosse un tempio dedicato al culto di Venere e, dal nome di una sacerdotessa della famiglia Calvisia, deriva l’aggettivo “Calvisio”.
Nel 1273, sotto Carlo I d’Angiò, divenne Baronia (con i centri di Castelvecchio Calvisio, Calascio, Rocca Calascio, Santo Stefano di Sessanio e, per un breve periodo, anche Castel del Monte). Nel 1743, passò a Carlo III di Borbone, Re di Napoli, di cui ne seguì la sorte fino all’unità d’Italia.
Osservate la struttura urbanistica del paese, con la circonvallazione che fiancheggia le mura e le opere di difesa, con le vie strette sovrastate da archi e da archetti che uniscono gli edifici con minuscoli slarghi in cui la popolazione poteva riunirsi.
Visitate la chiesa della Madonnella, appena riaperta e fresca di restauro, in via Capestrano, mentre dovete aspettare ancora per ammirare il piccolo, ma prezioso patrimonio artistico delle chiese di San Francesco d’Assisi, della Beata Vergine, di San Vittorino e di Santa Maria delle Grazie, ancora inagibili dopo il sisma del 2009.
All’ora di pranzo, non lasciatevi sfuggire i piatti della tradizione della provincia dell’Aquila, profumati di tartufo, se siete nella stagione della raccolta, e conditi dell’ottimo extravergine d’oliva.
Come l’aria, un salutare giacimento di lunga vita.