Beni Culturali e Ambientali

Carpineto della Nora

By 30 Novembre 2023No Comments

Ecco a voi una delle numerose località il cui nome ricorda una pianta, il carpino, e dove è meraviglioso trascorrere qualche giorno in pace, all’insegna dei profumati prodotti locali.
Siete immersi nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, alle pendici meridionali del Monte Fiore, nei cui pressi scorre il fiume Nora. Terra di storia, di ulivi, di pecorino. 

La storia sbuca a circa un chilometro dal paese su un dosso roccioso contro un anfiteatro di montagne: è la badia di San Bartolomeo, fondata nel 962 da Bernardo, figlio di Linduno, conte di Penne, ricostruita nel XII secolo e di nuovo nel XIII.
Rimarrete colpiti per la semplice e struggente bellezza del monumento, con la chiesa preceduta da un portico a due arcate, fiancheggiato da una poderosa torre campanaria, e l’interno a tre navate, con l’altare con capitelli decorati da figure animali del X secolo.
Gli ulivi sono piantati davanti a voi, come disegnati con la matita verde nel ricco paesaggio agrario in cui trionfa la varietà “carpineta”, diffusa principalmente nelle campagne di Carpineto.

Una tradizione, quella olivicola, che risale al periodo della dominazione romana, quando si favorì l’espansione e l’industria olearia, con il fiorire di numerosi “trapetum” (frantoi).
L’olio della carpineta, di cui vi consigliamo l’acquisto, si caratterizza per il suo spiccato gusto fruttato indicato negli abbinamenti con carpacci di carne, di pesci arrosto, riso, minestre e zuppe, se si aggiunge in cottura.
E ora il formaggio, leggendario, il pecorino di Farindola, la cui zona zona tipica di produzione è situata nel versante orientale della catena del Gran Sasso d’Italia all’interno dei Comuni del Parco: a Farindola, Montebello di Bertona, Villa Celiera, Arsita, Carpineto della Nora, e in parte a Bisenti, Castelli, Penne e Civitella Casanova

Il presidio Slow Food preparato con caglio di maiale, ha origini molto antiche: il latte viene munto manualmente da pecore di razza Pagliarola, allevate allo stato brado negli alti pascoli appenninici, e al suo caglio si aggiunge quello suino; viene poi modellato in fuscelle di vimini, che lasciano la tipica impronta sulla crosta quindi lo si manda a “dormire” per almeno 40 giorni (fino a un anno) in vecchie madie di legno e, periodicamente, si unge la sua superficie con una miscela di olio e aceto. 
Ogni boccone emana il profumo e il sapore di erba e di fieno, con note di sottobosco e di fungo, specialmente nei prodotti ad alta stagionatura.
Gustatelo anche con il miele locale di montagna, di grande pregio, grazie alla “transumanza” delle api sui pascoli del parco, in cerca delle migliori fioriture.
Ne sarete estasiati.

Cos’altro vedere:
La Piana del Voltigno
La Grotta Pietra Rossa