La cattedrale teatina di San Giustino è un organismo architettonico frutto di numerosi e continui rimaneggiamenti succedutisi dal tempo della fondazione altomedievale. In età moderna, a partire dal 1607, in seguito ai dissesti che la chiesa subì per i ripetuti terremoti, si decise di dare l’avvio a drastici lavori di ricostruzione che ne cambiarono lentamente l’originario aspetto medievale. Alla metà del XVII secolo la cripta trecentesca venne adeguata al nuovo linguaggio barocco, che previde un rivestimento in stucco poi rimosso durante i lavori di ripristino novecenteschi, che le hanno restituito l’aspetto originario. Dal 1759 al 1770 la chiesa fu rinnovata completamente in forme barocche, progettate dall’architetto milanese Carlo Piazzola rispettando la pianta basilicale a croce latina. L’elemento che più caratterizza e cattura lo sguardo all’interno della cattedrale teatina, è il dislivello tra le navate e il presbiterio, fortemente rialzato sulla cripta sottostante e accessibile tramite una scenografica scalinata balaustrata in marmo. Superato il dislivello si accede al profondo transetto coperto al centro da cupola ribassata con oculi che lasciano entrare una luce intensissima, che attira verso la scenografia del presbiterio e lo sfavillio dorato dell’altare maggiore. Contribuiscono alla ricchezza e alla vivacità dell’ambiente le cinque cappelle che si aprono lungo il perimetro della chiesa. Disposte ai lati della cupola del transetto, si trovano la cappella di S.Gaetano e la cappella dell’Immacolata, che custodiscono tele di Ludovico De Majo e di Saverio Persico. Altre due cappelline absidate si trovano a destra e a sinistra dell’abside centrale e sono la cappella della “Mater populi teatini”, con preziosa statua lignea rinascimentale ed un altare a tarsie marmoree del 1695, e la cappella del Patrono, con busto argenteo di S. Giustino copia di quello trafugato, originariamente realizzato da Nicola da Guardiagrele nel XV secolo. Nella navata sinistra si apre infine la cappella del SS. Sacramento contenente una tela del pittore romano Francesco Grandi. L’altare maggiore, punto focale della scenografia del presbiterio, è decorato da un paliotto marmoreo del 1769 di scuola napoletana, riferibile alla cerchia di Giuseppe Sammartino; la pala maggiore, raffigurante l’incredulità di S. Tommaso, è opera settecentesca di Saverio Persico. Numerose le altre opere d’arte come gli affreschi ottocenteschi sulla volta della navata centrale, il fonte battesimale in porfido di Verona realizzato nel 1599, il coro ligneo del 1769, eseguito da Ferdinando Mosca. Merita infine un cenno la Cappella del Suffragio, appartenente all’Arciconfraternita del Monte dei Morti, con accesso dalla cripta medievale sottostante al presbiterio e ancora ornata da fastosi stucchi dorati del XVII secolo.