La chiesa di Santa Maria del Suffragio, popolarmente detta “delle Anime Sante” fu edificata come nuova sede dell’omonima confraternita. Fino ai primi anni del XVIII secolo essa era collocata in un altro edificio situato lungo l’attuale via Roio, con accesso posto di fronte al portale laterale destro della cattedrale di S. Massimo. In seguito al terremoto del 1703 tale struttura rimase fortemente lesionata tanto da costringere il sodalizio a trasferirsi in una chiesa provvisoria in legno realizzata in piazza Duomo. Due anni dopo la confraternita decise di iniziare a trasformarla in una sede più grande, potendo usufruire delle risorse finanziarie provenienti dalle pratiche di preghiera in suffragio dei defunti e dell’aumento delle donazioni testamentarie da parte di coloro che affidavano la cura della propria anima, dopo la morte, alla pia attività del sodalizio. A questa soluzione si opposero duramente sia il Capitolo di San Biagio sia la Cattedrale di San Massimo che temeva che la nascita di questo secondo importante edificio sacro in piazza Duomo avrebbe potuto nuocere all’importanza e al prestigio della cattedrale.
Nel luglio del 1713 finalmente la Congregazione dei Vescovi e Regolari diede il proprio consenso alla edificazione in piazza Duomo, constatando che per la specifica finalità della confraternita di celebrare messe in suffragio dei defunti, la nuova chiesa non avrebbe in nessun modo pregiudicato l’importanza della cattedrale.
I lavori iniziarono nel 1715, nel dicembre del 1719 potevano dirsi ultimate le strutture architettoniche.
La progettazione fu affidata all’architetto romano Carlo Buratti, allievo di Carlo Fontana, al quale va il merito di aver introdotto in ambiente aquilano i caratteri di linearità e di eleganza classicista. La struttura si sviluppa su un’aula rettangolare voltata a botte e fiancheggiata da due cappelle per lato.
Nel 1726 la confraternita officiava già nella nuova chiesa del Suffragio ed erano stati realizzati l’altare maggiore e le quattro cappelle laterali intitolate a S. Giuseppe, S. Barbara, S. Antonio da Padova e S. Giovanni Battista.I due altari marmorei trasferiti dalla diruta sede di via Roio furono commissionati nel 1679 agli scalpellini lombardi Bernardo Ferradini e Pietro Pedetti il cui lavoro venne forzatamente interrotto dal violento terremoto del 1703. Qualche anno dopo furono realizzati gli altari di S. Giovanni Battista e S. Giuseppe coronati da angeli a stucco. Ad Antonio Bucci, affermato marmoraro di origine pescolana, sarà affidata l’esecuzione della monumentale facciata della chiesa del Suffragio per la quale, già nel 1769, l’architetto Gianfrancesco Leomporri aveva redatto un dettagliato progetto su richiesta della confraternita aquilana. Fu realizzato da due squadre di scalpellini, ai quali sarà affidata la lavorazione e la posa in opera dei bianchi conci di pietra provenienti dalle cave di Poggio Picenze. Nel triennio 1772-75 furono realizzati anche i principali episodi decorativi della facciata: il grande medaglione centrale a bassorilievo con la raffigurazione della Vergine del Suffragio, il portale d’ingresso con la raffigurazione dello scheletro nonché le due statue di S. Sisto e S. Gregorio, poste nelle nicchie superiori della facciata realizzate nella bottega di Paganica dello scultore Filippo Zughi da Bassano di Sutri. Le due statue di S. Antonio di Padova e di S. Nicola da Tolentino, sono state realizzate nel 1896 e poste nelle nicchie del settore inferiore del prospetto. Con il completamento della facciata il cantiere settecentesco del Suffragio può dirsi ormai concluso.
Dopo i gravi danni subiti dal terremoto del 2009, in particolare la cupola, crollata quasi per intero, la chiesa è stata chiusa ed oggetto di lungo e meticoloso restauro. E’ stata finalmente riaperta al pubblico con una cerimonia ufficiale il giorno 6 dicembre 2018.
Grazie ad una delle adozioni internazionali durante il G8 del 2009 a L’Aquila, Francia e Italia per nove anni, di cui quattro di cantiere, hanno lavorato fianco a fianco per ricucire insieme le pietre di questa chiesa costruita in memoria delle vittime di un altro terremoto, quello del 1703. Un lavoro che ha portato a mettere in campo le più innovative tecniche di restauro e ricostruzione, con un impegno economico di 6,5 milioni di euro di cui la metà stanziati dal governo d’oltralpe e il resto dal ministero per i Beni Culturali. Innovazione che si affianca alla memoria delle 309 vittime del terremoto del 2009 a cui è stata dedicata la piccola cappella adiacente alla chiesa che il Presidente della Repubblica Mattarella ha visitato scorrendo con gli occhi i nomi delle 309 vittime scolpiti sul marmo all’ingresso e sfogliando a lungo il libro con le loro foto e storie.