A circa 800 metri di altitudine, Colledimacine in provincia di Chieti vi accoglie con l’eleganza della pietra antica con cui sono costruiti i suoi beni culturali.
È una minuscola comunità alle spalle del massiccio della Maiella e alle pendici del monte Maio, tra i torrenti Cupo e Torbido, dove la storia ha inciso nel territorio e nelle coscienze. Quella più recente racconta che il borgo è annoverato tra le città insignite della croce di guerra al valore militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l’attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale.
Quella più antica lo fa con ogni probabilità risalire a un’origine romana, certo invece è che il paese, citato per la prima volta nel XIII secolo, fu feudo delle famiglie Galgano e Oderisio di Acciano.
In seguito, passò come feudo dei Biondo, poi dei Cantelmo, fino ad arrivare ai Barbolani, i quali trasformarono il castello in palazzo residenziale, mantenendo originario il portale del XVI secolo.
Potete ammirare lo storico edificio realizzato in pietra calcarea e inserti in laterizio, a ridosso della chiesa di San Nicola di Bari: è composto da due blocchi disposti a forma di “L” e con la facciata principale suddivisa in tre livelli per il dislivello del luogo. L’impianto originario è molto rimaneggiato – a causa dei bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, che hanno causato perdite di parti della struttura – in alcuni punti affiorano decorazioni che ricordano i triglifi, mentre altri resti presentano elementi fortificati. Il monumento religioso dedicato al Santo protettore di Bari, in origine, potrebbe essere stato la cappella gentilizia del palazzo Barbolani, costruita nello stesso periodo, durante il XVIII secolo.
Come potete vedere, la sua facciata è molto semplice, con un portale che si apre al centro, preceduto da una gradinata d’accesso e sovrastato da uno stemma araldico. In alto, è un’apertura circolare, che nella forma richiama un rosone e, ai lati, due finestre rettangolari in corrispondenza delle navate laterali. L’interno, a tre navate, custodisce diverse statue raffiguranti la Madonna delle Coste, quella di San Nicola e quella di Sant’Emidio.
Giacché ci siete, visitate anche la chiesa di San Rocco, in pietra calcarea, di cui mancano documenti e testimonianze circa la sua costruzione. Alcuni elementi architettonici, come portali e finestre, fanno pensare a un impianto medievale, e l’unica data è l’iscrizione sulla torre, 1874.
Beni storici di pregio, come la bella fontana in marmo, del 1893, con 4 cannelle sul lato maggiore e una su ciascun lato minore, che forse non pensavate di trovare in un borgo così piccolo, ma così elegante e “dolce”, per la sua aria fina, per le sue vedute sulla Maiella e, soprattutto, per il raffinato miele dei numerosi produttori locali.