Anche se nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, l’eremo celestiniano di Santo Spirito a Majella mantiene ancora il fascino dovuto alla stupenda posizione nella valle omonima. Si suppone sia anteriore all’anno Mille. Nel 1586 l’eremo ottenne il titolo di Badia e venne costruita la Scala Santa che conduce all’oratorio di Santa Maria Maddalena e negli ultimi anni dell’800, fu restaurata la chiesa. Allo stato attuale, dell’eremo si conservano la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa distribuita su due piani, composta dalla foresteria e dalle cellette. Il bel portale in legno, la statua di San Michele Arcangelo e il tabernacolo sono opera di Giuseppe Di Bartolomeo di Roccamorice del1894. Opere pregiate sono le tele raffiguranti la Madonna ed la Discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, una statua lignea di Cristo, che inizialmente doveva essere custodita nella celletta sottostante la chiesa, il busto di papa Celestino V e due tele ottocentesche raffiguranti San Giuseppe e Sant’Elena. Nella parte bassa della chiesa, completamente scavato nel banco roccioso, troviamo il nucleo originario dell’eremo celestino. Esso presenta due ingressi. Il primo conduce ad un piccolo ambiente con altare, noto come stanza del Crocifisso, dove ancora oggi sono visibili tracce di affreschi. Alcuni gradini sulla destra conducono in un’altra piccola stanza, forse il giaciglio di Pietro da Morrone. Un secondo ingresso introduce in due stanze riservate alla sepoltura dei principi Caracciolo di San Buono. Accanto all’ingresso della foresteria ha inizio la Scala Santa, formata da 31 gradini. Vi era anche una cisterna dove confluivano le acque piovane. Un’altra scala, anch’essa scavata nella roccia, presenta 76 gradini . Lungo le pareti rocciose è incisa una Via Crucis. Due brevi scale poste a destra conducono al complesso della Maddalena, un piccolo oratorio. Si conserva ancora la piccola scala che porta alla clausura con una finestra ed un piccolo camino. Il romitorio è abitato dai giovani frati della congregazione del Cerreto, che vivono nell’antico spirito celestino di pura semplicità ed ascetismo. La prima presenza nota è quella di Desiderio, il futuro papa Vittore III, che vi dimorò, insieme ad altri eremiti, nel 1053 e vi costruì una chiesetta. In seguito, nel 1246, fu dimora di Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, che, trovandola in pessime condizioni, iniziò i lavori di ristrutturazione. Si data in quell’anno la costruzione dell’oratorio e di una piccola celletta. L’eremo è citato anche nel De vita solitaria del Petrarca, dove è descritto come luogo solitario, adatto all’ascesi spirituale. Numerosissime sono le leggende legate a questo luogo di culto ed in particolare alla figura di Pietro da Morrone: storie di diavoli, di profanazioni sacrileghe e di esemplari punizioni. Un tempo numerose compagnie di pellegrini giungevano alla badia risalendo la valle o valicando la montagna; oggi solo in occasione dell’apertura della Perdonanza, il 29 agosto, festa della decollazione di s. Giovanni Battista, si può notare una discreta partecipazione dei devoti, vi si celebra il rito del “Perdono”: chi si confessa e si comunica lucra l’indulgenza plenaria. La badia sorge nella parte alta della valle di Santo Spirito a circa un’ora di cammino dai prati della Majelletta ed è raggiungibile, attraverso un ripido percorso, dal paese di Roccamorice. Il parcheggio a poca distanza dall’eremo rende possibile raggiungerlo agevolmente anche in auto, escludendo un facile percorso a piedi terminale. L’Eremo può essere visitato anche con bambini purchè siano controllati dai genitori poichè la maggior parte dei passaggi è protetta ma vi sono tratti privi di protezione.