Con la visita al territorio di Fossa, in provincia dell’Aquila, vi proponiamo un incredibile ed emozionante viaggio nel tempo.
Siete in quella che era la terra della popolazione italica dei Vestini, che abitarono la città, Aveja, utilizzata in seguito dai Romani.
Qualcun’altro però, molto prima di loro, affollò questo tratto d’Abruzzo lungo le sponde del Fiume Aterno. Lo sappiamo grazie a un gigantesco cimitero scoperto circa trent’anni fa, usato senza soluzione di continuità per oltre un millennio: la Necropoli di Fossa, la più imponente e meglio conservata testimonianza dell’Abruzzo preromano.
Pensate che il sito archeologico – che potete visitare in date e orari prestabili, con il permesso della soprintendenza archeologica e con le associazioni accreditate alla visita – conserva tombe che risalgono alla prima età del Ferro, dall’XI all’VIII secolo a. C. mentre le più recenti alla fine dell’età romano-ellenistica.
Notate che piccoli e grandi “torrette” puntellano l’area: sono i menhir innalzati fino a 4 metri sui tumoli delle tombe maschili, il cui significato è ancora oggetto di studio.
Per questa particolarità il sito viene chiamato la piccola Stonehenge d’Abruzzo, con le tombe degli uomini munite di corredo funebre, come rasoi in bronzo di forma rettangolare e armi in ferro, che testimoniano la credenza in un aldilà in cui il defunto ne avrebbe avuto di nuovo bisogno; nelle tombe femminili prive invece di menhir, sono stati rinvenuti preziosi ornamenti in ambra, ferro e pasta vitrea.
Il vostro viaggio nel tempo continua nel centro di Fossa, costruito nei pressi dell’abitato Vestino – Aveja, ricordate? – intorno a una grotta scavata nella roccia nel 201 d.C., chiamata “La Ciciuvetta”, legata ai rituali dell’antica città e oggi simbolo di Fossa.
I passi rimbombano in mezzo alle testimonianze del passato, tra le case legate le une alle altre con muri comuni e archi. Ecco spuntare Casa Torre del Campione del Trecento, con la facciata decorate da bifore gotiche; più avanti è Casa Masci, rinascimentale, con un portale incorniciato da tre medaglioni sull’architrave, raffiguranti il sole, simbolo di San Bernardino. A Palazzo Bonanni, invece, trovate un Museo dell’Artigianato Locale mentre in alto i resti del castello incombono su tutto.
Mentre camminate, nel silenzio delle viuzze, un’ondata di quiete e di serenità vi immerge. Sarà perché siete in vacanza senza nessun pensiero per la testa, o forse perché siete nel “luogo delle beatitudini”: una zona educata nei secoli alla cultura della spiritualità per la presenza di santi e beati, come Bernardino De Amicis, Cesidio Giacomantonio, Massimo D’Aveia.
Tenetevi ora pronti ai “fuochi d’artificio”, che la chiesa di Santa Maria ad Criptas accende per voi (visitabile in date e orari prestabili con le associazioni accreditate alla visita). La trovate restaurata appena fuori il centro a circa 700 metri di “solitudine”.
Se l’esterno è molto semplice con un’entrata ad arco a sesto acuto, di matrice gotica, l’interno è un museo d’immagini preziose della Scuola abruzzese del XIII secolo (una parte del ciclo di affreschi delle storie dell’Antico e Nuovo Testamento – Giudizio Universale fu realizzata da Gentile della Rocca), la stessa che operò anche a Bominaco, presso l’Oratorio di San Pellegrino e a Rocca di Cambio nella chiesa campestre di Santa Lucia. Appena potete, andate a visitarle per avere un quadro completo dell’arte di quell’epoca.
Siete spiazzati da tanta bellezza e da tutto il tempo ancestrale che ancora si può toccare con mano a Fossa, ma vi trovate sotto il naso un piatto di pappardelle al cinghiale, un assaggio di gnocchetti al tartufo, una “cascata” di pollo allo zafferano, e in un attimo tornate al presente.
Cos’altro vedere:
- La Chiesa di Santa Maria Assunta
- La Chiesa di San Clemente, nella contrada omonima