È tradizione raccontare che Gissi, un piccolo comune in provincia di Chieti, sia l’unico paese di gesso ad essere ancora abitato. Il dato certo è che il borgo abruzzese, lo racconta il suo nome, sorge su rocce di gesso con case e abitazioni costruite con la stessa pietra e con numerose cavità naturali sul territorio, che celano – a detta delle associazioni speleologiche che le stanno esplorando – meravigliose formazioni cristalline di gesso, anche di diversi colori.

Un patrimonio ancora tutto da conoscere e un ottimo motivo per mettervi in strada e raggiungere questa “vedetta” che si erge su un colle panoramico a 499 metri sul livello del mare, tra i torrenti Ferrato e Morgitella, affluenti di destra del fiume Sinello e con il monte Sorbo a dominio delle valli.

Tutto intorno è un trionfo di verdi, accesi e sfumati, provenienti dai frutteti, dalle vigne e dalle macchie dei boschi, che infondono un senso di pace e di armonia. Una sorta di cromoterapia naturale, che vi invitiamo a sperimentare.

Non ci sono fonti ufficiali che ne attestino la sua origine, ma ritrovamenti di tombe italiche e reperti d’epoca romana testimoniano l’afflusso di genti antiche sul suolo di Gissi. Comunque sia, la prima citazione storica risale al 1039 con il gastaldo Deodato, che “garantisce” quasi mille anni di storia scritti nel gesso.

Entrate con passo felpato tra i pregevoli edifici quali Palazzo Carunchio, sede del Comune, le case basse e le strette stradine, a ricordo del Medioevo.

Raggiungete la chiesa di Santa Maria Assunta, simbolo del paese, che fu edificata prima del 1568 con trasformazioni successive nel XVIII-XIX secolo e con un bel campanile realizzato in pietra calcarea. Notate sopra l’ingresso, nello spazio dedicato alla cantoria, un prezioso organo realizzato verso la fine del XVII secolo. 

Recatevi anche al Museo Storico-Etnografico (che si visita su prenotazione) che espone foto, utensili, attrezzi da lavoro, oggetti di vita quotidiana, ritratti, documenti, abiti e tessuti, che raccontano la storia locale.

Sedetevi infine a tavola e non rinunciate a nessuno dei manicaretti, che esprimono le tradizioni locali della provincia o, più in generale, dell’Abruzzo.
Spazio alla celebrità della regione, i maccheroni alla chitarra: sono spaghetti squadrati di buona consistenza, di solito conditi con ragù misto di carne di manzo, maiale o agnello; seguono senza indugio gli arrosticini di pecora, un prodotto legato alla tradizione pastorale, capace di evocare il fascino (perduto) della transumanza.
Sono divenuti, a ragione, vera e proprio icona dell’Abruzzo. 
Assaggiate anche i fiadoni, deliziosi rustici a forma di ravioli con un ripieno a base di vari formaggi, senza dimenticare di annaffiare il tutto con i vini del territorio, tra le eccellenze enologiche del nostro Paese.