Grotta Scura, insieme alla sottostante Grotta del Mortaio, si trova alle estremità settentrionali del Parco Nazionale della Majella, a circa 300 metri di quota nel territorio di Bolognano (PE) ed è considerata un sito archeologico di importanza regionale e nazionale per i ritrovamenti che documentano segni di attività umana risalente, addirittura, al Neolitico.
Grotta scura, infatti, è un vero e proprio “fiume fossile”, ossia una cavità carsica formatasi grazie allo scorrimento del fiume Orta a quote più alte dell’attuale. Nello specifico, la grotta, lunga poco più di 350 metri, può essere percorsa liberamente nei primi cento metri fino alle due camere iniziali illuminate, da cui, poi, si diramano cunicoli molto lunghi che conducono ad altre sale in cui è consentita la visita solo se accompagnati da uno speleologo. La particolarità di questa grotta, attualmente inattiva e con raro stillicidio, è rappresentata dalle meravigliose “finestre” sulla sottostante Valle dell’Orta, sulla quale si staglia dal livello altimetricamente più alto; tali aperture sulla vallata permettono una circolazione interna d’aria tale da influenzare ampiamente la temperatura interna della cavità stessa, che presenterà, quindi, una minore escursione termica con l’esterno. In essa sono ben osservabili le “cavallette di grotta”, le dolicopodi, oltre ad altri insetti e ragni provenienti dall’esterno, mentre sporadica è la presenza di pipistrelli.
Le prime esplorazioni scientifiche nella Grotta Scura risalgono alla fine dell’Ottocento, ma è solo negli anni Settanta del Novecento che prendono avvio le prime indagini archeologiche sulle più antiche occupazioni del sito, che è risultato essere abitato, come dimostrano i reperti rinvenuti nella cavità, consistenti soprattutto in frammenti di vasellame in argilla, già da un periodo compreso tra il Neolitico e l’Età dei Metalli; in questo periodo, infatti, la cavità veniva utilizzata, probabilmente da genti del Villaggio di Catignano, per fini rituali legati al culto dell’acqua, come lasciano ipotizzare la presenza di vaschette carsiche formate dallo stillicidio. L’impiego del sito, poi, ha subito numerosi variazioni sia a causa del cambio di portata del fiume Orta e delle conseguenti modifiche ambientali a esso connesse, sia delle rifunzionalizzazioni sulla base del procedere degli eventi storici: la grotta, infatti, venne utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugio e nascondiglio dalla popolazione locale e, nelle fasi successive del conflitto, venne scelta, sulla base della sua posizione strategica, per l’installazione di una postazione di contraerea tedesca finalizzata all’abbattimento dell’aviazione alleata che, seguendo la vallata dell’Orta, era impegnata nel bombardamento dello stabilimento della Società generale per l’industria mineraria e chimica Montecatini di Piano d’Orta.