Rosso rubino intenso, profumo di frutti rossi e di spezie, sapore pieno e armonico. Queste sono le pregiate caratteristiche del Montepulciano d’Abruzzo, che potete cogliere con i sensi incantati, specie nel territorio di Ofena, in provincia dell’Aquila, definita con Capestrano il “Forno d’Abruzzo”, grazie a una vallata protetta e a un microclima caratterizzato da temperature mediterranee che procurano viticolture di pregio.
Ma il calice da re rosso sangue è solo una delle sorprese del delizioso paese, arrampicato sotto i dirupi del monte La Serra, a circa 500 metri d’altitudine, al limite alto della Valle del Tirino.
Siete in terra vestina, in quel che era Aufinum, posta nei pressi delle tre sorgenti del Tirino, in località Collelungo, dove sono stati identificati un teatro, altre vestigia di imponenti edifici e le mura di cinta.
Siete d’accordo con noi che quando è esistito un importante nucleo che racconta il passato, il territorio di visita diventa più prezioso e interessante?
Visitate il suo minuscolo centro storico, nato intorno al Mille, che conserva ancora gran parte delle strutture tardo medioevali ed è racchiuso dalle mura di cinta, con bella posta del palazzo baronale.
Oggi, il suo abitato vi appare minuto e delicato, ma un tempo era fonte di grande energia, pensate che la comunità con i suoi migliori elementi partecipò con i paesi limitrofi alla seconda crociata del 1147, quindi le vicende successive la videro dipendere dalla Baronia di Carapelle e parte integrante del feudo di Castel del Monte.
Ammirate il portale in pietra di Palazzo Cataldi-Madonna, la chiesa di San Nicola, del XII secolo e quella di San Pietro, detta delle grotte o a Criptys, per l’esistenza di sotterranei, e risalente al XII secolo. Viene aperta solo per determinanti eventi.
Immerse nel verde e affacciate sui vigneti, trovate invece le Pagliare, piccoli casolari a due piani, che fungevano da rifugio per le persone al piano superiore, e da pagliai e ricovero per gli animali al piano inferiore, dotati di cisterne sotterranee per la raccolta dell’acqua piovana. Venivano utilizzati da contadini e da pastori che, terminato il rigido inverno, salivano ai pianori per coltivare i terreni e pascolare le greggi.
Limitatevi a osservarle dall’esterno, l’ingresso ai vani è vietato per questioni di sicurezza.
Da qui, potete percorrere la cresta panoramica del monte La Serra fino alla Grotta delle Marmitte, a quota 750 metri: un “tempio” geologico formato da numerose cavità scavate dall’azione dell’acqua, che hanno restituito reperti e testimonianze della presenza dell’uomo.
Forse in epoca rinascimentale, il riparo è stato dimora anche di un eremita, a giudicare da qualche frammento di stoviglia recentemente rinvenuto sul posto (tutte le informazioni sul sito del parco).