Di rocche e fortilizi l’Italia è ricca, ma quello che avete davanti, il castello Piccolomini, o più semplicemente di Ortucchio, è veramente speciale: è il secondo maniero lacustre del nostro Paese.
Prima di lui c’è solo la fortificazione di Sirmione, sul lago di Garda.
A pochi metri dalla struttura, infatti, si apre uno specchio d’acqua, a ricordo del bacino del Fucino, che prima di essere prosciugato nel 1875 dal duca Alessandro Torlonia, era il terzo lago più esteso d’Italia.
Avete capito bene. Il territorio del borgo, in provincia dell’Aquila, su cui state mettendo i piedi, prima della fatidica operazione che mutò le sorti di paesi, economie e comunità, era un’isoletta accanto alla riva, chiamata nell’antichità Ortigia e che nelle forti “magre” si trasformava in penisola.ù
Potete visitare il castello Piccolomini su prenotazione, prendendo informazioni dal sito del comune.
Ammirate i suoi torroni cilindrici con il mastio, i resti delle merlature e il fossato scavato nella roccia: una potente “macchina” difensiva ricostruita su una precedente fortificazione da Antonio Piccolomini d’Aragona nel 1488, cui si accedeva per via d’acqua.
Se raggiungete le sue parti più alte, potete godere della vista della verdeggiante piana del Fucino, oggi una delle zone più fertili d’Italia, e del laghetto naturale sottostante con un bel parco che lo incornicia.
Una meravigliosa composizione paesaggistica e monumentale, che ammaliò anche il viaggiatore inglese Edward Lear, in visita nel territorio nel 1843: per non dimenticare quella scena la disegnò con tutto il cuore, immortalando per sempre un angolo d’Abruzzo, ancora poco conosciuto.
Nel centro di Ortucchio visitate la chiesa di Sant’Orante, che si appoggia a resti di mura megalitiche. Quasi completamente distrutta dal terremoto del 1915, fu restaurata alla fine degli anni ’60, con un bel portale di stile romanico e un arco ogivale appena accennato.
Dopo aver ammirato anche la chiesa della Madonna del Pozzo e la chiesetta degli alpini, immergetevi nella campagna circostante dove potete individuare una serie di emergenze archeologiche attribuite alla fase eneolitica di Ortucchio (l’età del rame, per intenderci), a testimonianza delle origini antichissime del borgo abruzzese.
All’ora di pranzo, vi date appuntamento con i maccheroni alla chitarra, con i ravioli, con le fettuccine con salsa al pomodoro con carne di vitello e maiale, con gli anellini alla pecoraia, le minestre di legumi, e i tipici arrosticini a base di carne ovina.
Il tutto, irrorato da un calice di Montepulciano d’Abruzzo, campione pluripremiato a livello internazionale.