Respirate e godetevi la natura.
Siete tra la vegetazione della valle della Monnola, uno dei più estesi boschi planiziali abruzzesi, muovendovi come felini, in attesa di avvistare almeno una delle specie di uccelli, che vivono da queste parti, nel territorio di Palmoli, in provincia di Chieti.
Da qui, potete scrutare il volo di Nibbi bruni, Poiane, Gheppi, Lodolaie, Albanelle, Picchi, Gruccioni, ma se state aspettando di incrociare una Ghiandaia marina, “state freschi”: la rarissima specie presente in Abruzzo con meno di 20 coppie, e solo nel territorio tra il Trigno, il Treste e il Sinello, è schiva e timida, e difficilmente si farà cogliere dal vostro sguardo mentre nidifica in estate fra gli alberi della valle.
Vi trovate in un territorio ricco di boschi e di scorci mozzafiato, con due aree di interesse comunitario – i boschi di Montefreddo e di Romelle, e la vallata del fiume Treste – con un grande patrimonio paesaggistico, solcato da una fitta rete di percorsi e di sentieri, puntellati da fontanili e di case rurali, segno dell’antica presenza dei contadini.
Dall’alto degli oltre 700 metri, Palmoli, proprio come un nibbio, vi guardia curioso, a secolare dominio del sottostante fiume Treste, una posizione che ne ha forgiato la storia.
Verso l’anno Mille, infatti, i cittadini, per difendersi dalle scorrerie barbariche, si rifugiarono sul monte, dove nel 1095 Pandolfo di Sangro costruì la parte più antica del Castello, intorno al quale si sviluppò il centro urbano.
Eccolo il maniero, la prima cosa da ammirare (su prenotazione) nella parte più alta del grazioso borgo, tutto cortili, portali in pietra, lunette e ringhiere in ferro battuto.
Notate subito la torre massiccia coronata da merlature in mattone, le mura difensive, il passetto, le scuderie, e il palazzo marchesale, del XV secolo, con l’annessa cappella di San Carlo, del XVIII.
Nella torre poligonale, edificata nel periodo Svevo-Angioino, trovate il “Museo della civiltà contadina e dei castelli abbandonati del Vastese” dove, con un bell’allestimento moderno, potete riconoscere gli antichi attrezzi degli artigiani e degli agricoltori, accanto a una piccola sezione che ospita i reperti archeologici di epoca romana rinvenuti nei dintorni di Palmoli.
A pranzo, assaggiate le “sagne a pezzate”, impasto fatto con farina e uova, lavorate a mano, stese con il matterello, tagliate grossolanamente a rombi e condite con pomodoro fresco, e non perdete la Ventricina palmolese, che qui chiamano Viscica, un delizioso insaccato dal sapore memorabile, prodotto con carne di suino, peperoncino e vari aromi, lasciato stagionare almeno cento giorni.
Alla “regina” del territorio è dedicata in estate una bella sagra con una sfilata in abiti tradizionali, che vi consigliamo di vedere.
Cos’altro vedere:
- La chiesa di S. Maria delle Grazie
- Il santuario della Madonna del Carmine