La sensazionale necropoli di Fossa, impiantata nel IX secolo a.C. sulla riva settentrionale del fiume Aterno, in località Casale, utilizzata per un arco cronologico di circa mille anni, rappresenta il sito archeologico protostorico più importante e meglio conservato della regione. Connessa quasi certamente all’abitato protostorico del Monte Cerro, la vasta necropoli, a partire dal 1992-93, è stata oggetto di numerose campagne di scavo da parte della Soprintendenza Archeologica che hanno portato alla luce circa 500 sepolture in un’area esplorata di oltre 2000 metri di superficie. Le diverse tipologie dei tumuli e le caratteristiche dei corredi documentano le sue differenti fasi di utilizzo. Nella prima fase (IX-VIII sec. a.C.), identificabile con la prima Età del Ferro, la tipologia dei tumuli appare caratterizzata dalla monumentalità: si impiantano nell’area enormi tumuli, delimitati da circoli di pietre, di dimensioni variabili fra gli otto e i quindici metri di diametro, destinati agli individui adulti di entrambi i sessi. Ciò che rende eccezionale il sepolcreto è la presenza, nelle sepolture maschili, di allineamenti di stele lapidee infisse verticalmente nel terreno, in un numero compreso fra sei e otto, disposte ad altezza decrescente a partire dalla base del tumulo. Si tratta di piccoli Menhir che formano una linea retta sul cui significato non è ancora stata fatta piena luce. I corredi maschili relativi a tali sepolture si distinguono per la presenza di rasoi rettangolari in bronzo, successivamente semilunati, e per le armi in ferro, lance e corte spade. Comune ad entrambi i sessi è il corredo ceramico posto ai piedi dell’inumato. In quello femminile emergono oggetti di particolare ricercatezza quali fibule e ornamenti in ferro, bronzo, ambra e pasta vitrea, dischi traforati in ferro e tazze attingitoio in bronzo. Le tombe del periodo orientalizzante (VIII-VII sec. a.C.) presentano tumuli di più modeste dimensioni, e privi di stele, disposti negli spazi liberi tra i tumuli preesistenti; nei corredi maschili compare la mazza ferrata, consistente in un pomo circolare in ferro inserito in un manico di legno, mentre spicca una coppia di dischi-corazza bronzei dalla superficie liscia. In Età arcaica (VI sec. a.C.) le sepolture, ulteriormente impoverite, si riducono a semplici fosse scavate nel terreno, prive di tumulo, in una delle quali è stato rinvenuto un paio di calzari di rilevante interesse. Si giunge quindi all’ultima fase individuata della necropoli, collocabile tra il IV e il I secolo a.C.; risalente al primo periodo ellenistico (IV-III sec. a.C.), dove le tombe sono esclusivamente del tipo a fossa con inumazioni singole, i cui corredi non annoverano più armi ma vasellame fittile, spiedi e anelli in ferro, fibule bronzee o in ferro, collane in ambra, osso e pasta vitrea. Con la tarda Età ellenistica (II-I sec. a.C.) è documentato il ritorno a forme monumentali ben rappresentate da tombe a camera, realizzate in pietra, di cui era visibile esclusivamente l’ingresso chiuso con una o due lastre in pietra verticali, e destinate alla deposizione di più individui. Tra i vari oggetti del corredo rinvenuti nelle tombe a camera citiamo strumenti da gioco, quali pedine in pietra di diversi colori e dadi in osso; ma soprattutto sono di assoluta rilevanza i letti funerari, in legno e cuoio, sui quali erano applicati caratteristici elementi in osso con elaborate raffigurazioni zoomorfe e antropomorfe.