Beni Culturali e Ambientali

Pennadomo

By 30 Novembre 2023No Comments

Volete chiederci i motivi della visita al minuscolo borgo di Pennadomo, in provincia Chieti?
Vi rispondiamo subito che se siete amanti arrampicatori non potete perdere questa meta, situata su un colle del versante sinistro della media valle del Sangro, a ridosso di una rupe di colore rossastro, che al tramonto s’incendia. 

La sua particolarità sono le falesie, guglie calcaree come monumenti naturali, che si sono sviluppate nel corso di milioni di anni, impreziosendo e rendendo particolare il territorio.
Da lontano sembrano pinne che emergono da strati di argilla, le stesse che hanno dato il nome al paese (Pennadomo deriva infatti da “Pinna in Domus”, masso affiorante nel territorio) e dove un tempo si nascondevano i briganti. 

Ogni falesia, fatta di roccia dura e grigia, racconta il tempo in cui si trovava sul fondo di mari ancestrali, subendo nel corso di milioni di anni impressionanti trasformazioni geologiche, che solo gli studiosi riescono a comprendere.
Oggi, questi templi verticali vengono affettuosamente chiamati per nome e sono entrati nella letteratura delle rocce, che gli arrampicatori desiderano sperimentare, scalando come ragni le loro lisce e ardite pareti, di medio e alto livello di difficoltà.

Venite a conoscere il Paretone, il Resegone, la Cima fumosa, le Placche dell’Oasi, che vi accolgono guardandovi dall’alto in basso, ma se riuscite ad arrivare in cima, la ricompensa è un magnifico panorama in cui l’azzurro del lago di Bomba vi offre un inaspettato sollievo.

La bellezza della natura di Pennadomo vi regala anche un’altra specialità, queta volta nascosta, che, come una caccia al tesoro, dovete individuare ai piedi del paese arroccato, nei pressi di un piccolo ponte.
Percorrete qualche metro e vi trovate immersi in un sistema di strette gole, con il fascino dei canyon americani, in mezzo a cui scorre il torrente San Leo, che alla fine del percorso incuneato si butta nella cascata del Gran Giara, piena di luci e di sfumature.

Nel grazioso borgo, che nell’Alto Medioevo appartenne a numerosi feudi, potete ammirare le chiese di San Nicola e di Sant’Antonio Abate, e mentre vi dirigete, puntuali, in uno dei locali del territorio per consumare il rito del pranzo, palazzetti più o meno eleganti, vi seguono con la loro struttura.

Non perdete le tradizionali “Pallott’, cace e ov”, polpette con pane, formaggio e uova. 
Un must della cucina abruzzese, che nasce dalla necessità contadina di non buttare via nulla e realizzate con ingredienti, come il pane raffermo e le uova, che difficilmente mancavano nella madia del contadino.
Possono essere fritte in olio bollente o cucinate direttamente nel sugo di pomodoro.
In entrambi i casi sono deliziose.