Beni Culturali e Ambientali

Pescocostanzo

By 30 Novembre 2023No Comments

Partendo dal bellissimo paesaggio in cui è immerso, arrivate al cuore del borgo e resterete incantati dai dettagli urbanistici e dalle architetture, eleganti e ben conservate. Il monumento più insigne è la Basilica di Santa Maria del Colle, uno dei templi più interessanti della regione per patrimonio e ricchezza degli apparati interni, a cui si aggiunge la splendida Cappella del Sacramento o Cappellone, opera dell’impareggiabile fabbro Sante di Rocco. Innumerevoli anche le opere d’arte conservate al suo interno.

Ma la bellezza non si ferma qui. Sentite quante altre meravigliose particolarità offre da vedere Pescocostanzo
Da ammirare ci sono chiese, palazzi, botteghe, fontane e strade a lastroni in pietra. Come la Chiesa di Santa Maria del Suffragio risalente al XVI secolo, dal portale seicentesco con un soffitto a cassettoni in legno e un grandioso altare scolpito in legno di noce terminato da Ferdinando Mosca nel 1716. O anche la Chiesa della Madonna delle Grazie, edificata prima del 1508 a navata unica, che conserva un altare ligneo risalente al 1596. Che dire poi della Chiesa di Sant’Antonio Abate, di origine duecentesca, che sorge sul primo nucleo cittadino denominato Peschio o Pesco.

Un piccolo focus merita la Chiesa di Gesù e Maria, con l’annesso convento, voluta dalla comunità di pescolani nel 1611, al fine di ospitare nel paese una comunità di frati francescani. È molto ricca nella decorazione e negli arredi, tra cui spicca l‘altare maggiore, opera di Cosimo Fanzago, architetto e scultore bergamasco che lavorò a Pescocostanzo tra il 1624 e il 1630.
Se non siete ancora appagati, fermatevi per una visita alla Chiesetta di Santa Maria del Carmine, del XVIII secolo, situata in una posizione terminale di una sequenza di abitazioni che presenta una facciata in pietra bicroma in pieno stile barocco e al Convento di Santa Scolastica, noto come Palazzo Fanzago dal celebre architetto bergamasco che lo progettò, uno dei maggiori esempi di arte barocca in Abruzzo. Al suo interno ospita il Museo del Merletto a Tombolo che al primo piano conserva lavori in pietra, tappeti e arazzi mentre il secondo piano è interamente dedicato all’importante esposizione del rinomato merletto.

Spostatevi ora di qualche chilometro per raggiungere il Bosco di Sant’Antonio, luogo dedicato a Giove, anticamente considerato sacro, nell’omonima Riserva Naturale. Valida testimonianza delle imponenti foreste che coprivano un tempo i rilievi degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, è un importante corridoio faunistico tra le grandi aree protette del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Parco Nazionale della Maiella
Custode di una delle più spettacolari faggete d’Abruzzo con esemplari secolari dalle forme bizzarre, si estende per 17 ettari tra le dorsali del Monte Pizzalto e del Monte Rotella. In autunno diventa uno spettacolo per gli occhi e lo spirito, con il meraviglioso foliage che colora di arancio, rosso e giallo tutta la riserva. Ma anche in primavera e in estate è una delizia per trascorrere momenti di relax nella natura e per avventurarsi in piccole escursioni alla scoperta delle meravigliose fioriture di anemoni, peonie, primule, ciclamini, genziane e della rara orchidea Epipactis purpurata.

La gastronomia di questo territorio trae il suo punto di forza dalle attività agricole e pastorali praticate con dedizione da intere generazioni. Tra i primi piatti, oltre alla pasta fatta a mano come gnocchi, tacconelli e tacconi, durante l’inverno primeggia la polenta condita con carne di maiale soffritta o con ragù di castrato. In primavera si prediligono le minestre con verdure di montagna, come orapi e cicoria selvatica, o con legumi. I mostaccioli, le scaglie, le pigne pasquali, gli amaretti, le pizzelle e, nel periodo di carnevale, la cicerchiata ricoperta di miele degli Altipiani, sono solo alcuni degli irresistibili dolci.

Di rilevante bellezza è la Festa degli antichi mestieri, che si tiene ogni anno tra agosto e settembre e richiama numerosi turisti, tripudio di colori con spettacoli, musica, danze popolari, balli tradizionali, eccellenti degustazioni enogastronomiche.

Cos’altro vedere:
Chiesetta ed Eremo di Sant’Antonio, risalente al XIII secolo.
Eremo di San Michele, le cui prime notizie risalgono al 1183, ma non è da escludersi un’origine più antica.
Palazzo del Municipio, edificato nel XVIII secolo, che rievoca il tipo edilizio della dimora pescolana, con scala di accesso esterna e ballatoio (“vignale”) davanti il portale principale.
Palazzo del Governatore, che ha avuto varie destinazioni d’uso nel corso dei secoli.
Fontana di Piazza Municipio, di probabile origine ottocentesca.