Venite a trascorrere qualche giorno a Pescosansonesco, in provincia di Pescara, il cui centro, per gran parte, si trova all’interno del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga.
Da qui, l’alta Valle del Pescara si dipana come una coperta, a divisione della fascia collinare che separa l’Adriatico dall’Appennino centrale, con un interminabile gioco di colline argillose attraverso cui la cordigliera del Gran Sasso si allunga verso il mare.
Visitate l’elegante e solitario borgo dal nome altisonante, che vuol dire “Roccia di Sansone”, dal feudatario che la dominò nel X secolo e che, secondo la tradizione, diede i natali al Santo Nunzio Sulprizio, sfortunato giovane morto di malattia a 19 anni e canonizzato alcuni anni fa.
Visitate il santuario a lui dedicato, costruito negli anni ’90 e collocato sul punto più alto del borgo, appeso a una roccia, che fa da sfondo all’altare. All’interno sono conservate le sue reliquie.
Come potete vedere, il paese è composto da due nuclei, che distano poco meno di 2 km l’uno dall’altro. Il vecchio borgo, quasi disabitato, è stato edificato nel Medioevo e il suo nome deriva dal latino “pensulum” che significa “pietra sporgente”.
I ruderi del castello sullo sperone vi guardano malinconici.
Nel vostro tour per le chiese, ammirate il monumento religioso dedicato a San Nicola, fondato nel XII secolo, che conserva due affreschi del XIII secolo, raffiguranti Sant’ Andrea e San Silvestro, quello di Santa Maria in Blesiano, interamente in pietra, il convento di Santa Maria in Coll’Angeli, in origine una cappella del XV secolo, intitolata alla Beata Vergine, che in seguito, all’inizio del XVI secolo, si trasformò nell’attuale convento francescano, infine la chiesa di San Giovanni, del 1400.
Vale la pena un “allungamento” fino alla contrada Villa delle Grazie per ammirare la bella Fontana Romana, con una lunga vasca centrale e due laterali
Volete ora provare un effetto strano? Raggiungete un tratto di strada in discesa, in località Monte Queglia, che viene chiamato “Punto di gravità” in cui l’auto, invece di continuare la discesa sembra proseguire in salita.
Fra i piatti da gustare, non perdete le pappardelle al cinghiale, la pasta alle erbe selvatiche, a cui è dedicata una festa in estate, gli gnocchi con funghi e asparagi selvatici, il cinghiale alla cacciatora, l’agnello porchettato, gli insaccati e i pecorini locali.
Ma non potete trascurare la degustazione degli arrosticini, che secondo la tradizione, nacquero tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 a Villa Celiera, a circa 30 km da Pescosansonesco (anche se il comune limitrofo, Civitella Casanova, rivendica la primazia).
Artefice di tanta bontà fu un pastore del luogo, che per evitare che la carne ovina meno fresca si indurisse, la tagliò a dadini infilando i cubetti in “ceppetti” (stecchini lunghi) da cuocere sulla brace.
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