Ecco Picciano, in provincia di Pescara, farvi l’occhiolino e promettervi grandi cose.
L’ameno borgo vi garantisce infatti un soggiorno di pace e di benessere, condito con i colori della natura e della genuina gastronomia, in compagnia di un tempo lento e placido, come lo scorrere del fiume Fino, che fa compagnia alla comunità da un’eternità.

Non potete mancare al richiamo della “foresta”, che nel pacchetto prevede anche assaggi di pietanze “da far resuscitare i morti”, come si usa dire.
Provate per esempio la “pecora alla callara” (o alla cottora, come è chiamata in altre parti d’Abruzzo) un talismano della felicità, profumata con i buoni aromi dell’orto, come cipolla, sedano, rosmarino, peperoncino, salvia, timo, vino, aglio.

Legata a filo doppio alla pratica della pastorizia transumante, quando il bestiame veniva periodicamente spostato fra due aree di pascolo situate una in pianura e l’altra in montagna, la pietanza veniva cotta nell’antico paiolo e cuoceva per ore affinché le carni, aromatizzate con gli “odori” risultassero tenere e aromatiche.

Un altro piatto della pastorizia sono gli gnocchi al sugo di capra, da annoverare nel vostro menu, e il sempreverde “Tajarille e fasciule”, i tagliolini fatti in casa con i fagioli borlotti: ogni cucchiaio è un inno alla civiltà contadina e un ringraziamento a chi riesce a riproporre la ricetta, rispettando l’antico “protocollo” trasmesso per generazioni, di famiglia in famiglia. 

Territorio antico Picciano: Il borgo apre gli occhi sul mondo nel 1049 quando nella Charta Offersionis si attesta che Bernardo, Conte di Penne, dona terreni ed edifici per la costituzione di una abbazia benedettina sul suo territorio.
Leggende e storie ben più antiche, in realtà, fanno risalire il suo nome alla presenza di un gruppo di pastori dediti in epoca romana al culto di una dea, forse Pithia, mentre al primo periodo del Medioevo latino si trova in un documento la variante Piczano.

Visitate la chiesa di Santa Maria del Soccorso, con la facciata neoclassica in laterizio con lesene e un grande frontone, un portale che si apre su scalinate e due leoni in pietra, unici resti dell’antica abbazia di “Sancta Maria de Pictiano”, completamente distrutta, nel luogo occupato dal cimitero.

E per chiudere il cerchio, dedicate del tempo anche alla chiesa di San Rocco di Piccianello, a navata unica, costruita in mattoni a vista. La facciata, anch’essa a mattoni, è ispirata al Partenone di Atene, stilizzato in quattro lesene che ne slanciano la sottile struttura.