Camminate con attenzione, fra cerri, carpini bianchi e frassini, alberi magnifici che arrivano a sfiorare anche i 25 metri: vi trovate in un intrico di vegetazione, delicato ecosistema che i botanici definiscono foresta planiziale, il Bosco di Don Venanzio, protetto dal 1999 con l’istituzione di una Riserva naturale.
Una delle sorprese, che vi regala il viaggio alla scoperta di Pollutri, in provincia di Chieti, piccolo grande giardino tra le valli del Silento e dell’Osento, tra colline coltivate ad ulivi e vigne.
Esplorate ancora l’antica e rara area boschiva, attraversata dalle acque del Sinello, che in certi punti assume una colorazione verde smeraldo per le colonie sommerse di ranucoli, sedani d’acqua, crescioni, e se siete nella giusta stagione guardate in cielo per cogliere i rapidi guizzi degli uccelli migratori.
In pochi minuti raggiungete il paese, compatto e grazioso, la cui nascita risale al 500 d. C. anche se è probabile che nella zona vi fossero già alcuni insediamenti.
Il suo sviluppo fu legato alla fondazione nel 1015 dell’Abbazia benedettina di San Barbato, innalzata per testimoniare l’impegno del religioso, vescovo di Benevento, nell’opera di conversione dei Longobardi, che a quell’epoca erano i “padroni” di alcune parti dell’Italia meridionale e che, secondo la tradizione, furono i fondatori di Pollutri.
Dell’antico monumento oggi non vi è più traccia.
Palazzo Mucci, Palazzo D’Agostino e Palazzo Del Re sono le perle del borgo, ma per la visita dovete aspettare le giornate di primavera del FAI, che le rende fruibili.
L’ultimo edifico, in particolare, detto anche “magione dei Del Re”, si estende su corso Papa Giovanni II, con due portoni monumentali evidenziati da colonne poste ai lati. Una nota informativa: fu l’architetto del palazzo reale di Portici, membro della famiglia, a realizzarlo insieme ad altri progettisti.
Se siete in zona a dicembre oppure a maggio, non perdete le due feste dedicata al patrono del borgo, San Nicola, cui la comunità è molto affezionata: la prima, per ricordare il suo dies natalis, 6 dicembre; la seconda, prima domenica di maggio, a ricordo dell’arrivo delle reliquie a Bari.
Gli “ndroccioloni” vi aspettano, invitanti, a tavola: è un tipo di pasta all’uovo lunga, realizzata con la chitarra, di sezione quadrata dello spessore di circa 4 millimetri, e condita rigorosamente con il ragù, meglio se di cinghiale; non perdete la Ventricina del Vastese, un particolare salume realizzato con carni di maiale, la porchetta e gli arrosticini, senza trascurare i vini, il Montepulciano d’Abruzzo e il Pecorino IGT Don Venanzio di Pollutri, vero e proprio viaggio sensoriale. Quindi passate ai dolci, fra tutti i deliziosi i bocconotti.
Cos’altro vedere:
- Il borgo fortificato
- La chiesa del Santissimo Salvatore