Beni Culturali e Ambientali

Pratola Peligna

By 30 Novembre 2023No Comments

Su una diramazione della strada che dall’Aquila porta a Sulmona, raggiungete Pratola Peligna, sulla sponda sinistra del fiume Sagittario.
Siete al centro della Valle Peligna (da un vocabolo greco, che significa fangoso) a quota 400-500 metri, in un territorio genuino e carico di natura, dove poter “piantare le tende”. 
Pratola, infatti, pare abbia legami con la parola “prato”, nel senso di terreno coltivato a foraggio, come emerge da un documento del 1301.

Una campagna Felix, dunque, in piena terra di vini, dove il Montepulciano d’Abruzzo (ma anche il Trebbiano), che si esprime nel marchio Terre dei Peligni, non è solo un vitigno, ma un modo di essere e di avere, grazie a un microclima ideale con l’alternanza di piovosità, insolazione e ventilazione.

Quando lo storico tedesco Gregorovius venne in visita da queste parti nell’Ottocento, come ricorda lo scrittore abruzzese Ignazio Silone, pagò un soldo per un litro di ottima qualità. 
A distanza di duecento anni, vi assicuriamo che la qualità è sempre eccellente.
Anzi, di più. 

Chi di voi è astemio, può sostituire la sostanza alcolica con una buona dose di adrenalina: quella che fornisce il tour in bici per lo più su strada asfaltata di 35 km, con partenza da Pratola Peligna e arrivo a Prezza, alla scoperta della ridente conca, abitata un tempo dai combattivi Peligni. 
Un Dna replicato nei millenni quando il borgo fu teatro di forti moti contadini contro Ferdinando di Borbone, nel 1848 e contro il regime fascista, nel 1934.
Le radici non mentono mai.

In centro, visitate il santuario della Madonna della Libera, costruito a partire dal 1851, sul cui sito sorgeva una cappella cinquecentesca in cui si venerava un affresco “miracoloso” raffigurante la Madonna. All’interno, ammirate la statua di Cristo risorto, che proviene dalla Badia Morronese, a cui il paese appartenne dal momento in cui fu dato in feudo da Carlo II nel 1294. 

Nell’oratorio della Madonna delle Grazie (o delle Sette Marie) trovate il “Compianto di Cristo”, un bel gruppo di statue di terracotta, dello stesso autore di quello dell’eremo di San Venanzio, del XVI secolo, a pochi km da Pratola, nel comune di Raiano.

Sul vostro percorso cittadino incrociate anche alcune fontane monumentali, come quella situata in piazza Garibaldi, del XIX secolo, costruita in pietra e lega metallica, o quella in piazza Madonna della Libera, in pietra e in ghisa, sempre del XIX secolo.

Vale una visita anche il Museo della civiltà contadina, realizzato nel 1995, con la ricostruzione di diversi ambienti tipici di quell’epoca, come il reparto notte con il “prete” (lo scaldino), il giaciglio di “spuòjje” (di mazzocche o pannocchie di mais), e un vano dedicato al vino, con gli attrezzi necessari alle operazioni di cantina.

Tra i piatti della tradizione, che vi consigliamo di assaggiare, ci sono i fagioli di Pratola, detti “poverelli” o “cannellini”, ingrediente base di numerose ricette, come il pane cotto e il fegatazzo (una salsiccia essiccata all’aria condita con aglio rosso, peperoncino, sale, fegato, grasso di suino) spesso abbinato a fagioli cotti in una pignatta. 
Tra i dolci, vi ricordiamo la pizzella, e se siete in zona nel periodo pasquale, non perdete la sagna riccia con la ricotta e la pizza di Pasqua. il cui nome varia in base alla zona di produzione.