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PROCESSIONE IN ONORE DELLA SACRA SPINA – VASTO

By 4 Maggio 2021No Comments

All’inizio della navata di destra della chiesa di Santa Maria Maggiore a Vasto c’è una cappella, progetto (1921) del vastese Roberto Benedetti, nato nel 1884, dove è venerata la reliquia della Sacra Spina, una delle spine, lunga pochi pollici, della corona che recinse il Capo di Gesù, donata da Papa Pio IV al Marchese Francesco Ferrante D’Avalos, signore del Vasto, quale delegato del Re di Napoli Filippo II al Concilio Ecumenico Tridentino (1545-1563). I D’Avalos la donarono, poi, alla chiesa.
La Sacra spina è conservata entro una piccola piramide dai lati di cristallo poggia sopra una specie di anfora, della scuola del Cellini, e viene esposta in un tabernacolo di grande valore artistico.
Ogni anno nell’intervallo tra l’ora sesta e la nona del venerdì santo, la Sacra Spina presenta alla punta una efflorescenza, come una specie di lanuggine bianca, e mette in evidenza qualche macchiolina di sangue ed un capello del Redentore; e il popolo accorre a vedere il miracolo, che dura qualche ora.

Suggestiva risulta la processione in onore della Sacra Spina, che ha luogo il venerdì precedente la Domenica delle Palme. La festa popolare richiama anche molti forestieri.
In passato la processione si svolgeva intorno a mezzogiorno. In segno di devozione molti uomini sfilavano per le strade completamente scalzi, mentre le donne indossavano semplici calze. La processione era caratterizzata dal numero impressionante di grossi ceri colorati, chiamate anche “torce”, che venivano portati in particolare dalle donne in segno di devozione ad un voto fatto. Ai quattro punti principali della città, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, ovvero Porta Palazzo, Porta Nuova, Corso Italia e Porta Catena, venivano eretti gli altari per la rituale benedizione della terra, del mare e del cielo. Nella funzione serale, la preziosa Reliquia era presentata ai fedeli per il rituale bacio.
Tanta è la devozione del popolo vastese verso la sacra reliquia, e tanti sono gli episodi che la tradizione e i libri di storia ci hanno tramandato.
Una di queste è rappresentato nel dipinto, datato 1857, presente sulla volta della navata centrale di S. Maria Maggiore, opera del pittore vastese Andrea Marchesani, dove è raffigurato “Il Miracolo della Sacra Spina”, per ricordare un episodio avvenuto il 14 giugno1645. La notte della vigilia del Corpus Domini, probabilmente a causa di un lume rimasto acceso, l’altare maggiore prese fuoco. Ben presto le fiamme divamparono su tutto il presbiterio, alimentate dalla presenza del legno del coro, dei sedili e dell’altare. Le fiamme arrivarono fino al tetto, tanto che cominciarono a cadere, una dietro l’altra, tutte le travi che lo sostenevano. La gente richiamata dal fumo e spaventata dalle alte fiamme che fuoriuscivano dalla chiesa, rimase inerme davanti alla sciagura che si stava consumando. Il pensiero della gente andò subito alla Sacra Spina, che in quel tempo si conservava all’interno di una nicchia di legno dell’Altare maggiore. Coraggiosamente uno schiavo turco, impietosito dalle preghiere del popolo, ma anche incoraggiato ad intervenire, con la promessa di guadagnare la libertà, si spinse all’interno della chiesa, e trovato un varco tra le fiamme, riuscì ad arrivare fino all’altare ed a portare in salvo la preziosa reliquia.
“Quindi può ognuno agevolmente arguire quanto maggiori, e più frequenti siano le grazie, che si dispensano da lei a favore de’ Cittadini Divoti”, scrisse Francesco Leone nel volumetto “Notizie Istoriche” appartenenti alla Sacra Spina, “Non v’è disgrazia, non v’è male, che si faccia a minacciare questa fortunata Città, che alla comparsa di tal prodigiosa Reliquia non si dilegui!”. L’autore del volumetto ricorda l’incendio divampato in casa Raimondi, la mattina del Sabato Santo del 1731, ma portata la Sacra Spina sul luogo, da un Sacerdote Capitolare, “appena imboccossi in quella strada, donde poteva vedersi l’incendio, le vampe si ritirarono, e non prima giunser Ella presso l’ardente casa, che affatto con universale stupore spontaneo si spensero”.
In un’altra occasione, a causa delle devastazione di un imponente sciame di locuste, venne portata in processione la reliquia e “le infeste bestiole aggomitolatesi concordamente in aria a forma di vasta, e densa nube, fuggirono a sommergersi in mare”. Nel 1777, a causa della siccità, durata per tutta l’estate e per buona parte dell’autunno, si decise di far uscire in processione la Sacra Spina, ma il giorno precedente alla data fissata, cadde una pioggia benefica.
Le preghiere e le intercessioni alla Sacra Spina vennero innalzate in tante altre occasioni come “Nelle scosse dei tremuoti, nelle influenze de’ morbi, nelle scarsezze delle biade, nelle epidemie degli Armenti, e in qualunque altro disastro, che o sia appena comparso, o sia inteso fare strage nelle vicine Provincie, questa Università ricorrendo o con offerta di ceri, o con celebrazioni di Messe, o con penitenti Processioni, o con altre pubbliche preci, a questa sua possente Protettrice, si è veduta ora prestamente liberata, ed ora del tutto esente da que’ funesti flagelli”.

Ore 19.00

(LT)

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