Monti, fiumi, sorgenti, colline, valli e pianori, ricchi di preziosa vegetazione.

È questo il mondo incantato di Salle, alle falde del Monte Morrone, nel Parco nazionale della Maiella, in provincia di Pescara.

Siete in un territorio antico, di cui parla il “Chronicon Casauriense”, già alla fine del X secolo, quando Salle aveva l’aspetto di un castello fortificato, ed era un possedimento feudale del Monastero di San Clemente a Casauria

Pensate che qui, nel 1600, operavano con successo i “cordai di budella”, un nucleo di artigiani che dalle budella degli ovini ricavavano le corde per strumenti per lo più di musica antica e barocca, come liuto, viola da gamba, violino barocco, violoncello, contrabbasso, chitarra barocca. 
Il prezioso materiale, che veniva realizzato anche a Firenze, Roma e a Napoli, e spedito in varie capitali d’Europa, oggi rivive grazie al Museo delle corde armoniche: un’esposizione unica del suo genere, nel centro del paese, che ospita al primo piano tutti i reperti della tradizione e della storia dei cordai sallesi, mentre il piano terra è adibito a sala convegno. Delle decine di artigiani, un tempo maestri di quest’arte, oggi purtroppo ne sono rimasti solo due. 

L’agglomerato urbano è diviso in due parti: Salle Nuova, che è il centro abitato, e Salle Vecchia, a 2 km.
In quest’ultimo, ammirate il poderoso castello medievale che ospita nel suo interno, oltre agli appartamenti privati del proprietario, anche un museo civico, che potete visitare.
Il maniero ha una pianta quadrangolare, possenti mura da cui spuntano due torrette merlate e una terrazza da cui potete affacciarvi sulla valle dell’Orta e sulla Maiella.

Di fronte al Comune, trovate la chiesa parrocchiale dedicata a San Salvatore, con la facciata sormontata da una finestra circolare e un portico con archi a tutto sesto; L’interno a tre navate custodisce in un’urna una reliquia del Beato Roberto da Salle, discepolo del religioso Pietro da Morrone (in seguito papa Celestino V) e artefice della diffusione dell’Ordine dei Celestini. 

Raggiungete il ponte sul fiume Orta, costruito subito dopo la seconda guerra mondiale e alto 88 metri. 
Da qui, potete godere di una meravigliosa panoramica del fiume, che nel corso dei secoli ha scavato un canyon su cui si arrampica un’intricata vegetazione frequentata da cervi, caprioli e cinghiali.

È l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. “Tajarille e fasciule”, pecora alla “callara”, arrosticini e pizza fritta, vi aspettano a pranzo o a cena, oltre ad altri manicaretti tipici della provincia. Scegliete voi.