La chiesa più importante del paese, dedicata alla Vergine Assunta, prende il nome dalla Valle del Carapale su cui si affaccia.
Situata lungo l’arteria principale – detta ciambella per via del suo andamento anulare – in origine si trovava all’esterno del primo nucleo urbano medievale, ubicato nella parte alta dell’attuale borgo. Non si hanno notizie certe sull’anno di fondazione, ma essa era già menzionata in alcune bolle papali del XII secolo.
L’aspetto attuale è frutto della trasformazione attuata alla metà del Cinquecento, quando fu ampliata ed elevata a parrocchia con il doppio titolo di Santa Maria della Valle e di Sant’Eustachio, patrono del paese. Tra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento l’interno della chiesa venne rivestito da stucchi e decorazioni, ma
negli ultimi interventi di riparazione è stato rimosso dai pilastri il rivestimento barocco e sono così riemersi alcuni degli affreschi di età rinascimentale oggi visibili all’ingresso.
Alla chiesa si accede mediante una scalinata in pietra, risalente al 1680.
L’interno, di aspetto barocco, ha conservato dipinti seicenteschi, che rappresentano Sant’Eustachio, la Vergine e San Biagio. All’ingresso un vestibolo in legno, risalente al Settecento, è sormontato da una cantoria lignea di fine ‘500 – inizi ’600. A destra si apre la cappella di San Costanzo, opera di artisti di Pescocostanzo, in cui si custodiscono le spoglie del Santo. All’inizio della navata centrale, sono visibili gli unici preziosi resti degli affreschi rinascimentali, Sant’Agata, Sant’Antonio Abate (1549) e una Madonna col Bambino.
Degno di particolare attenzione è l’altare del SS. Rosario (1579), in cui è conservata una pregevole tela del 1604 che rappresenta la Vergine in trono col Bambino, nell’atto di donare la corona ai Santi Domenico e Caterina; la scena è incorniciata da quindici tondi in cui sono raffigurati i misteri del Rosario. L’altare maggiore, in marmo policromo, finemente scolpito con motivi di putti in rilievo fu eseguito nel 1732 da marmorari di Pescocostanzo e Alfedena, su disegno del noto artista pescolano Panfilo Rainaldi. Sulla parete a destra del coro è una grande teca lignea del XVIII secolo, che custodisce numerose reliquie di Santi, le più antiche delle quali risalgono al Cinquecento. Sono ancora da segnalare il battistero ligneo del XVI secolo e i quattro confessionali con il pulpito, intagliati nel 1766 e ornati di colonnine tortili, drappi, foglie d’acanto e volute, che si devono alla maestria del celebre ebanista di Pescocostanzo Ferdinando Mosca.