La chiesa di Santa Maria in Cellis ha origini molto antiche. Intorno al X secolo venne edificata la primitiva struttura ad opera dei monaci di San Romualdo.
La chiesa crebbe d’importanza quando Rainaldo II, conte dei Marsi, intorno all’anno 1000 vi fondò un monastero donandolo ai monaci benedettini di Montecassino, ai quali rimase fino agli inizi del XVII secolo.
Una importante fase artistica ed architettonica si colloca intorno al 1132, ma è al periodo rinascimentale che si deve una nuova configurazione della facciata e al periodo barocco un decisivo intervento di sistemazione e ristrutturazione. Attualmente la chiesa è il risultato degli interventi barocchi a cui sono seguiti negli ultimi secoli interventi di restauro a carattere conservativo che si sono innestati su una struttura romanica parzialmente esistente.
L’interno è a navata unica divisa in due campate da un arco poggiante su due pilastri addossati alle pareti. Della fase romanica rimane un breve tratto della facciata e il campanile di carattere lombardo.
La facciata è il risultato di un rimaneggiamento tardo rinascimentale, che portò all’aggiunta di un portico, e di interventi barocchi della metà del ‘600. Oggi essa ha una configurazione tipica dell’architettura abruzzese quattrocentesca.
L’opera più importante e degna di nota del XII secolo è certamente il portale in pietra che conserva la sua forma originaria tipica dell’architettura benedettina con ricche decorazioni vegetali ed animali.
Gli stipiti sono decorati da formelle floreali uguali nella forma ma differenti nei particolari. Dalla bocca di piccoli draghi sbocciano ramoscelli che salendo verso l’alto prendono forma di girali per sfociare in un intreccio di foglie e palme. L’architrave è decorato da cinque formelle quadrate di cui quattro raffiguranti i simboli degli Evangelisti e quella centrale l’Agnus Dei.
Di età romanica è anche il campanile a pianta quadrata realizzato con frammenti e blocchi murari provenienti soprattutto da monumenti funerari posti lungo la Via Valeria. All’interno di una nicchia, è un affresco di un personaggio regale identificato con Carlo d’Angiò.
Di arte romanica sono il pulpito e il candelabro realizzata dagli stessi marmorari del pulpito. Ha per base un mostro dalla cui testa nascono le gambe; al centro è una colonna cilindrica su cui si avvolge un serpente.