Estate all’insegna di Taranta Peligna e delle Grotte del Cavallone: luoghi di grande emozione, nel Parco nazionale della Maiella, che vi consigliamo di scegliere per un vostro possibile soggiorno o, semplicemente, per un weekend.
Si comincia dalle maestose grotte, un paradiso scientifico e geologico riaperto a partire dalla fine di giugno.
Il viaggio ha inizio dalla funivia che prendete a Pian di Valle e che attraversa il Vallone di Taranta Peligna fino all’entrata delle selvagge cavità: ancestrali bocche sotterranee, conosciute anche con il nome di “Grotte della Figlia di Jorio”, perché inspirarono il pittore Francesco Paolo Michetti per la scenografia della tragedia, scritta da Gabriele D’Annunzio nel 1903.
Siete a circa 1400 metri d’altezza e davanti a voi si aprono 300 scalini ricavati nella roccia dalle mani di abili scalpellini abruzzesi, nel 1894.
Pronti per l’ascesa? L’importante è che accanto a voi ci sia una guida esperta.
Il percorso è visitabile per oltre un km e si snoda in alcuni ambienti intervallati da pozzi e laghetti, come la “Galleria della devastazione” e la “Sala di Aligi” in cui potete ammirare le “Sentinelle”, meravigliose stalattiti e stalagmiti, che da decine di millenni giocano con il tempo e con l’acqua.
Tornate a “riveder le stelle” dopo un’ora di chiarori, ombre, macchie di luci, buio.
Chi non ha dimestichezza con gli spazi chiusi, può visitare “Cavallone Easy”, il museo virtuale delle Grotte del Cavallone, nelle cantine di Palazzo Malvezzi, nel centro storico di Taranta Peligna: quattro sale espositive, con temperatura bassa, umidità alta, luce scarsa e ricostruzione di un angolo di grotta con concrezioni, gocce d’acqua e laghetti, che danno la sensazione di trovarvi sotto terra, anche navigando fra gli ambienti grazie a enormi touch screen con percorsi animati da foto sferiche.
La scoperta del borgo, ai piedi del Vallone di Taranta sul fiume Aventino, vi porta alla visita del lanificio Merlino, uno dei più antichi d’Italia, e anche uno degli ultimi a portare ancora avanti con grande sacrificio l’antica arte della tessitura. La sua fondazione risale al 1870 da parte di Vincenzo Merlino, il capostipite di quattro generazioni, che hanno reso la “fabbrica” un simbolo dell’artigianato tessile abruzzese: un luogo identitario che custodisce macchinari rari, come una gualchiera per la follatura dei tessuti, vasche per il lavaggio della materia prima, macchina per la cardatura, e poi filatoio, orditoio, ritorcitrice, e altri strumenti per la tessitura.
Potete anche farvi confezionare una coperta “personalizzata”, di quelle classiche abruzzesi, calde e indistruttibili, che raccontano la storia di un paese e di un’arte antichissima, recuperata probabilmente nel 1500 da Lorenzo Malvezzi Medici, giunto nel territorio per diffondere l’arte laniera.
Ma affrettatevi, le coperte e l’attività sono gioielli rari in via di estinzione.
Di fronte al lanificio, trovate il Parco Naturalistico delle “Acque Vive”, un altro luogo ideale per trascorrere una giornata immersi nell’orto botanico e nel percorso natura, con diverse aree attrezzate per i camper, per i picnic e per i bambini.
Vi aspettano a tavola ravioli di ricotta e spinaci con salsa al tartufo, pappardelle e tagliatelle al ragù di cinghiale, porcini e tartufo, agnello a scottadito, “pallotte cacio e ov”, formaggio arrosto.
Cos’altro vedere:
- La chiesa di San Biagio
- Il Santuario Madonna della Valle
- La chiesa di San Nicola di Bari
- La chiesa della Santissima Trinità
- La chiesa della Madonna del Carmine
- Il Sacrario della Brigata Maiella