Il segreto della felicità? Cipolla, sedano, rosmarino, peperoncino, salvia, timo, vino, aglio e carne di pecora.
Nel territorio di Torricella Sicura, in provincia di Teramo, la ricetta della “pecora alla callara” (o alla cottora, come si dice in altre parti d’Abruzzo) è un talismano pe vivere bene e coesi.
Legata a filo doppio alla pratica della pastorizia transumante, quando il bestiame veniva periodicamente spostato fra due aree di pascolo situate una in pianura e l’altra in montagna, la pietanza veniva cotta nell’antico paiolo e cuoceva per ore affinché le carni, aromatizzate con gli “odori” risultassero tenere e profumate.
Se venite in estate nel borgo, una delle porte del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, avrete modo di assaggiarla in occasione della sagra a lei dedicata, per vivere con la comunità un ghiotto momento di memoria pastorale.
Vi trovate in una bella campagna a nordovest di Teramo, che si estende fra tratti boscosi di querce, carpini e aceri, e torrenti ricchi d’acqua che convergono fra i due fiumi del territorio, il Tordino e il Vezzola.
Una volta c’era un castello, che viene ricordato nel toponimo, e c’era forse anche un nucleo di Siculi, intorno al secolo a.C. a giustificare la parola “Sicura”.
L’esplorazione del circondario richiede tempo perché il comune è articolato da numerose frazioni, ciascuna con un bene architettonico e una storia “al sole”, come si dice.
Nel centro, visitate la chiesa di San Paolo, ricordata già in un documento papale del 1153, con alcune opere d’arte di pregio, e quella di Santa Maria delle Vergini, all’ingresso del borgo.
Visitate anche il museo etnografico dedicato alle genti della Laga, con una sezione di “Miniature” legate alle scene delle civiltà contadina e pastorale, una dedicata agli “Oggetti d’epoca e gli Antichi Ambienti a Grandezza Reale” e una virtuale.
A Ioanella, trovate altri due bei monumenti religiosi: la chiesa di San Pietro ad Azzano, databile al XIII secolo, ma restaurata nel XV secolo, che fu una ricca abbadia benedettina dipendente da Farfa, con un bel portale rinascimentale con foglie ripiegate, tipico delle costruzioni civili di quell’epoca, e il monumento religioso di Santa Maria Assunta, citato già nel 1289, ricco di quadri di pregio.
Il vostro pellegrinaggio continua nella splendida chiesa di San Bartolomeo a Villa Popolo, con il soffitto decorato da un ignoto pittore spagnolo nel 1684, con oltre 100 dipinti, e si sposta a Valle Piola. Ma qui, a mille metri di altitudine, trovate solo ruderi e vestigia di un borgo abbandonato, tra i più belli del genere arrampicati sui Monti della Laga, con alcuni caseggiati per lo più risalenti alla fine del 1800 e la Chiesa di San Nicola, sul versante nord-orientale del Monte della Farina.
Da anni, l’intero borgo è stato messo in vendita dall’amministrazione comunale, ma finora nessuno si è fatto avanti.
Volete farci un pensierino?
E mentre ci pensate assaggiate, oltre alla “pecora alla callara”, anche il minestrone alla Torricellese, profumato d’erbe di stagione.