Nella parte centrale della Val Pescara v’imbattete in Turrivalignani, minuscola comunità, che si formò grazie alla costruzione dell’abbazia di San Giovanni Battista e San Vincenzo.
Un monumento religioso che vi consigliamo di visitare (controllando sempre le aperture telefonando al Comune) specie se siete appassionati della materia, perché secondo gli storici dell’arte rileva molte affinità con S. Liberatore a Maiella e di S. Clemente a Casauria, due pezzi da novanta dell’architettura medievale della regione, che dovete assolutamente vedere.
In base alle loro ricerche, l’abbazia risalirebbe intorno al XII secolo.
Come vedete, il portale in pietra è realizzato in filo di muro senza particolari decorazioni, mentre l’abside è decorata all’esterno da un motivo ad archetti pensili e da medaglioni circolari con fiori, e una feritoia nella parte superiore, ornata con una serie di palmette.
All’interno, vi saltano agli occhi incisioni e simboli, come stelle a cinque punte e impronte di sandali di pellegrini accompagnati a volte da stemmi nobiliari, oltre a una variegata decorazione dei capitelli, intagliati in foglie di palma o decorati.
Potete accedere alla cripta, che conserva un’antica statua in gesso raffigurante S. Vincenzo: non ha un particolare valore artistico, ma per i fedeli è oggetto di particolare devozione perché secondo la tradizione il santo sarebbe dotato proprietà taumaturgiche (in occasione della festa a lui dedicata, la prima domenica dopo Pasqua, i più devoti staccano un pezzettino di stucco alla base della statua che poi conservano a protezione dai malanni).
Nel centro, che appartenne alla nobile famiglia teatina dei Valignani e nel 1700 era noto con il nome di Turri, visitate la parrocchia dedicata a Santo Stefano, costruita nel XIV secolo, e rimodellata nel Rinascimento. Ammirate la sua facciata cinquecentesca in pietra locale con il campanile a torre quadrata e l’interno barocco, a navata unica.
Dall’arte umana passate a quella della natura che, attorno al borgo, ha scavato nei millenni con le piogge e l’erosione degli agenti atmosferici un gruppo di calanchi, le ripe di Turrivalignani, un sito d’interesse comunitario di grande e fragile bellezza, sotto attacco continuo dei cambiamenti climatici e delle azioni sconsiderate dell’uomo.
È tempo di mettervi a tavola, tranquilli, per l’appuntamento con gli arrosticini, ambasciatori d’Abruzzo: siete infatti a circa 30 km dall’area in cui secondo la tradizione sono nati alla fine dell’800 (Villa Celiera) grazie all’ingegno di un pastore del luogo, che per evitare che la carne ovina meno fresca si indurisse, la tagliò a dadini infilando i cubetti in “ceppetti” (stecchini lunghi) da cuocere sulla brace.
Ora che conoscete la loro storia, potete assaggiarli con più gusto, sono le “rustelle” più buone del mondo.