Venite a sperimentare l’entroterra della provincia di Chieti, che si inoltra fino al confine con il Molise: è un pullulare di borghi e di comunità, ciascuno con un’identità e con una storia da raccontare, che arricchisce questa parte di Abruzzo, dolci colline pettinate a vigneti e a uliveti, digradanti quasi fino al lembo della costa.
Se non ci fosse la statale adriatica finirebbero in acqua.
Fermatevi a Villamagna, paesotto vitale nella Val di Foro la cui origine è indiscutibilmente romana – lo ricorda con forza il suo toponimo – ma la prima notizia storica risale al IX secolo quando un gruppo di monaci benedettini si stanziò nel convento di San Severino, che faceva parte dell’abbazia di San Liberatore a Maiella, nei pressi di Serramonacesca, a circa 20 chilometri dal “nostro” borgo.
Entrate nel borgo da Porta da Capo, il più monumentale dei due ingressi (l’altro è Porta da piedi), e vi sembrerà per un attimo di rivivere l’epoca in cui Villamagna era una roccaforte inespugnabile con il “castellum”, che la difendeva dalle invasioni e dai saccheggi, provenienti principalmente dal mare.
Come quella volta in cui, secondo la tradizione, i terribili saraceni, sbarcati dalla costa, cercarono di assediare il paese, ma furono fermati da una donna, Santa Margherita, divenuta patrona del luogo. Per questo, da circa quattro secoli Villamagna rinnova l’antica vicenda, tra sacro e profano, celebrando il “miracolo” della Santa donna, con una suggestiva rievocazione nel mese di luglio, che vi invitiamo a vedere, in cui la patrona ha l’aspetto di una gigantesca trave in fiamme che scaccia il nemico.
Ammirate le chiese, come la cappella del Pio Monte dei Morti, originaria del 1586, e la chiesa di Santa Maria Maggiore, ricostruita tra il 1730 e il 1750, e gli edifici storici, che si aprono nelle viuzze, il più importante è Palazzo Battaglini, in stile settecentesco.
Tra le forme antiche del borgo cogliete qualche aspetto di modernità: sono le opere di un ceramista locale, che sta arricchendo l’arredo urbano con grande creatività.
Trovate monumenti dedicati all’emigrante, ai caduti e alla Pace, ai Bambini di Beslan, all’11 settembre 2001, incardinati con armonia nel tessuto architettonico.
Bella la fontana su bassorilievo dedicata all’Europa, dipinta a sfondo blu con le stelle dei Paesi dell’Unione.
A tavola, assaporate la cucina tipica della provincia di Chieti, primi fra tutti i “maccheroni alla chitarra”, conditi con ragù misto di carne di manzo, maiale o agnello, e i fiadoni, rustici a forma di ravioli preparati con un impasto di uova, olio, vino bianco e farina, con un ripieno a base di vari formaggi, principalmente quelli a pasta dura come rigatino e pecorino, uova e spezie diverse.
Cos’altro vedere:
- Il convento di San Francesco
- Il Palazzo Arcivescovile